Home 2019 Febbraio 22 Il viaggio apostolico di Sua Santità Francesco negli Emirati Arabi Uniti

Il viaggio apostolico di Sua Santità Francesco negli Emirati Arabi Uniti

Il viaggio apostolico di Sua Santità Francesco negli Emirati Arabi Uniti

Come Francescana ho vissuto il viaggio di papa Francesco come una grazia.
Vorrei condividere il perché di questa mia grande gioia.

Il Santo Padre, dopo i ringraziamenti di prassi, nel discorso di apertura si è rivolto così alla platea che aveva davanti:

“Dalla vostra patria mi rivolgo a tutti i Paesi di questa Penisola, ai quali desidero indirizzare il mio più cordiale saluto, con amicizia e stima. Con animo riconoscente al Signore, nell’ottavo centenario dell’incontro tra San Francesco di Assisi e il sultano al- Malik al-Kāmil, ho accolto l’opportunità di venire qui come credente assetato di pace, come fratello che cerca la pace con i fratelli. Volere la pace, promuovere la pace, essere strumenti di pace: siamo qui per questo.”
 L’esplicito riferimento all’incontro di San Francesco con il sultano Malik al Kamil avvenuto a Damietta a pochi chilometri di distanza dal Cairo in Egitto del 1219 ci fa comprendere quanto sia significativo e attuale il viaggio compiuto dal serafico padre per le sue conseguenze nel dialogo interreligioso e per la pace mondiale tanto da rimanere l’avvenimento più importante, a distanza di 8 secoli, in questo percorso di pace; quei fatti avvenuti in tempi così lontani ci indicano ancora la strada da percorrere nella ricerca di intesa e armonia tra le due religioni. Purtroppo, ho avuto modo di constatare personalmente, ed anche tramite i mezzi di comunicazione di massa, che non tutti si sono trovati d’accordo sull’agire del Santo padre, rischiando così, a mio modesto avviso, di offuscare l’importanza storica dell’evento. San Francesco ha dimostrato in piena Quinta Crociata che era possibile il dialogo, la stima e l’amicizia tra un cristiano e un musulmano e papa Francesco ha firmato un documento di pace e fratellanza, in un periodo di grande tensione tra le due religioni. Stavo rileggendo, per l’occasione, una parte della Regola non bollata in cui San Francesco ci indica la strada corretta da percorrere su questo ancora spinoso e particolare tema.
“I frati poi che vanno fra gli infedeli, possono comportarsi spiritualmente in mezzo a loro in due modi. Un modo è che non facciano liti o dispute, ma siano soggetti ad ogni creatura umana per amore di Dio e confessino di essere
cristiani. L’altro modo è che quando vedranno che piace al Signore, annunzino la parola di Dio perché essi credano in
Dio onnipotente Padre e Figlio e Spirito Santo” (Regola non bollata).
 Per San Francesco è annuncio il solo dire di essere cristiani e, se e solo se il Signore lo suggerisce, si annuncia esplicitamente. Sono parole molto chiare, su cui difficilmente si possono avere interpretazioni diverse. Egli, con la sua visione dell'evangelizzazione e nel suo agire, si inserisce nella logica “Signore fammi strumento della tua pace “. Quell’ incontro, da quanto ci è riportato, è avvenuto alla luce del rispetto e del dialogo. Incontro in cui il nostro venerabile padre gettò le basi per la costruzione di un mondo di pace e di dialogo e anche le modalità in cui si è svolto rispecchiano totalmente la nostra spiritualità e le orme che noi dovremmo seguire. Il Santo Padre, Papa Francesco, addirittura ha celebrato una S. Messa in mondo visione, quale momento più alto e completo di annuncio poteva essere fatto? A questa S. messa hanno potuto partecipare decine di migliaia di cattolici e sta avendo, a distanza di giorni, un’enorme risonanza in tutta la penisola arabica dove ci sono in totale quasi tre milioni di cattolici. Una folla oceanica ha assistito alla storica S. messa celebrata da Papa Francesco allo Zayed Sports City di Abu Dhabi, in 50mila hanno preso posto all’interno dello stadio e altri 120mila hanno seguito la prima celebrazione di un Pontefice nella penisola arabica dai maxi-schermi allestiti all’esterno, oltre a tutti coloro che hanno seguito da casa. E’ stato un evento che ha fatto la storia.Questo per quanto attiene il mio essere francescana.Per quanto riguarda il mio essere fedele in seno alla chiesa CATTOLICA che, come ci ricorda il nostro Credo, è UNA ,SANTA E APOSTOLICA e, come ci è stato ricordato in molti incontri formativi , costituisce la mia prima vocazione unica ed unita al mio essere francescana, anche qui ho molto per cui ringraziare il Signore. Infatti, uno degli eventi più importanti del XX secolo, per noi cattolici, è stato il grande Concilio Ecumenico Vaticano II e il viaggio del Santo Padre negli Emirati Arabi ha costituito un grande passo un avanti nell’applicazione reale di quell’evento di enorme rilevanza. Il viaggio del Santo Padre e la firma dello storico documento ha reso possibile, a noi cattolici, vivere nel nostro presente alcuni dei principi presenti in alcune Costituzioni dogmatiche del Concilio. Possiamo infatti leggere al n. 16 della Lumen Gentium:

“il disegno di salvezza abbraccia anche coloro che riconoscono il Creatore, e tra questi in particolare i musulmani, i quali, professando di avere la fede di Abramo, adorano con noi un Dio unico, misericordioso che giudicherà gli uomini nel giorno finale.”
  Questo incontro ha reso più viva una dichiarazione conciliare, in particolare la “ Nostra Aetate “ che pone le basi del dialogo islamico cristiano contemporaneo. Alcuni passi di questo documento mi hanno dato spunto per comprendere meglio l’importanza di ciò che il Signore ci ha fatto vivere.
Testualmente: NA 3 «La Chiesa guarda anche con stima i musulmani […]. Se, nel corso dei secoli, non pochi dissensi e inimicizie sono sorte tra cristiani e musulmani, il sacro Concilio esorta tutti a dimenticare il passato e a esercitare sinceramente la mutua comprensione, nonché a difendere e promuovere insieme per tutti gli uomini la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà».
 E ancora N.A. 111:
“…e poi agli adoratori di Dio secondo la concezione della religione monoteistica, di quella musulmana specialmente, meritevoli di ammirazione per quanto nel loro culto di Dio vi è di vero e di buono… Noi non possiamo evidentemente condividere queste varie espressioni religiose, né possiamo rimanere indifferenti, quasi che tutte, a loro modo, si equivalessero……noi dobbiamo manifestare la nostra persuasione essere unica la vera religione ed essere quella cristiana, e nutrire speranza che tale sia riconosciuta da tutti i cercatori e adoratori di Dio.”
 Inoltre, al n. 112:
“Ma non vogliamo rifiutare il nostro rispettoso riconoscimento ai valori spirituali e morali delle varie confessioni religiose non cristiane, vogliamo con esse promuovere e difendere gli ideali, che possono essere comuni nel campo della libertà religiosa, della fratellanza umana, della buona cultura, della beneficenza sociale e dell’ordine civile. In ordine a questi comuni ideali un dialogo da parte nostra è possibile; e noi non mancheremo di offrirlo là dove, in reciproco e leale rispetto, sarà benevolmente accettato.
 Per meglio specificare questa missione specifica della Chiesa, il pontefice Paolo VI, proprio nel corso dei lavori conciliari, scrisse l’enciclica “Ecclesiam suam“, dove viene presentata la Chiesa e la sua missione. La Chiesa è in cammino per raggiungere la pienezza della Verità, che noi non conosciamo fino in fondo perché il Signore supera di gran lunga la nostra mente e il nostro cuore. E’ lo Spirito Santo che ci guida nei secoli alla pienezza della comprensione della Parola di Dio.
Dal n. 67:
“La Chiesa deve venire a dialogo col mondo in cui si trova a vivere. La Chiesa si fa messaggio. La Chiesa si fa colloquio. “L’annuncio non è una imposizione o una proclamazione, ma un dialogo con l’altro, per capirlo e farsi capire. L’annuncio si attua con la testimonianza della nostra vita. Inoltre il dialogo ci aiuta a riconoscere i “semi del Verbo“ che Dio ha messo in tutti gli uomini.
 Questo viaggio all’interno delle costituzioni dogmatiche mi è stata di aiuto per comprendere ancora più a fondo l’eccezionalità dell’evento e la grande opera di applicazione dei principi conciliari compiuta da papa Francesco che, ancora una volta, ci ricorda che il nostro essere francescani comprende anche questo sull’esempio che 800 anni fa ci consegnò come regola di vita nostro padre Francesco. Il documento firmato, al termine dell’incontro” Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune” è a mio avviso bellissimo. Un qualcosa di inaspettato e, sino a qualche giorno prima, difficilmente ipotizzabile, quello di Abu Dhabi, firmato da Papa Francesco e dal Grande Iman di al-Azhar, l’università sunnita del Cairo considerata una tra le più antiche università del mondo, risalente al secolo X ed uno dei principali centri di insegnamento dell’Islam sunnita. Le cose che vi sono scritte sono rivoluzionarie soprattutto per il futuro dell’Islam e se vi sarà chi si impegna ad attuarle avremo finalmente un Islam moderato con cui sarà possibile dialogare. Tutto questo ho avuto la possibilità di vivere durante il viaggio di Papa Francesco negli Emirati e di questo ringrazio ancora il Signore. E per tornare al nostro essere Francescani mi viene in mente l’inizio della Regola Bollata che apre, al capitolo 1 proprio dicendo
“Nel Nome del Signore incomincia la Vita dei Frati Minori La regola e la vita dei frati minori è questa, cioè osservare il santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo, vivendo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità. Frate Francesco promette obbedienza e ossequio al signor papa Onorio e ai suoi successori canonicamente eletti e alla Chiesa romana.”

Questo è l’invito rivolto a noi francescani dal nostro fondatore obbedire e seguire la strada che ci viene indicata dal successore di Pietro.

Pax vobis

Veronica Cuppini, vostra sorella in Cristo

Inizianda della Fraternità OFS S. Bonaventura di Frascati

Teologa e insegnante di religione cattolica

Per approfondimenti

Articolo Calvino Gasparini