Il percorso nasce dall’esigenza di formare laici francescani consapevoli e preparati al servizio della formazione e dell’animazione vocazionale delle fraternità OFS. Dall’esperienza fatta nella formazione zonale si è compreso che si ha sete di conoscenza e di concretezza. Altresì è anche necessario soddisfare quanto richiesto dalle zone, cioè avviare una solidarietà formativa tra le fraternità, punto focale della nuova iniziativa formativa francescana dell’OFS. I fratelli formati hanno il mandato della fraternità regionale a mettersi al servizio delle fraternità della propria zona per animare, supportare e sostenere le fraternità più deboli che hanno difficoltà a intraprendere una formazione adeguata per esiguo numero di fratelli, per lo più anziani o per effettiva mancanza di equipe di formazione.
Per quanto detto per contenuti e impostazione non ci si deve dirigere quindi verso una scuola per formatori con lo schema docenti/studenti, poiché così ognuno tornando in fraternità applicherà quanto appreso secondo il proprio sentire e quindi in parole povere “ognuno tornerà a fare come vuole” e in più si avvarrà del fatto di aver fatto anche un bel corso di preparazione!
Nella teoria siamo bravissimi: tutti sappiamo come dovrebbe essere un “formatore” (aperto, disponibile ecc ecc) ma poi nella pratica sappiamo, perché questa è l’esperienza che viviamo, che diventa spesso un incrocio tra il catechista e il teologo, perdendo di vista quello che siamo “fratelli in cammino”. La formazione deve promuovere crescita umana, integrale dell’intera persona, essere personalizzata, essere frutto di esperienza, perché la sequela di Gesù è una vita da seguire, non una ideologia da sposare. L’animatore vocazionale non dà nozioni, ma accompagna i fratelli a fare esperienza, a vivere nel cuore, a fare. Questo accompagnamento è particolarmente necessario e delicato durante la formazione iniziale. Quindi necessità di avere formatori non come maestri o professori ma accompagnatori di un cammino.
Per questo si è proposto un biennio di formazione specifica, a cadenza mensile, scandito in due macro aree formative:
1) la presentazione “teorica”, per una “cultura” vocazionale viva;
2) la preparazione o sperimentazione pratica, per un’esperienza di animazione vocazionale illuminata.
A conclusione del primo corso, come verifica di quanto appreso e con il supporto dei tutor, gli animatori hanno elaborato per l’intera regione:
1) Linee guida per un percorso di formazione iniziale conformate a quelle nazionali
2) Proposta per una pastorale di annuncio